La malattia, il dolore, la sofferenza rischiano di chiudere la persona colpita e i suoi familiari in un isolamento dannoso. La comunità cristiana ha sempre avvertito il desiderio e il dovere di tenere e tendere la mano a chi soffre. In questo filone di carità e di giustizia si inserisce l’opera di quei cristiani che a nome della propria comunità e in stretta collaborazione con il loro parroco vogliono svolgere un tale ministero.

Il loro compito sarà quello di visitare i malati nei diversi contesti dove essi si trovano, valorizzando la presenza come segno della vicinanza di Dio e della comunità a chi è nella sofferenza, tenendo presente che ognuno dei luoghi che ospitano gli ammalati è guidato da un insieme di valori che influisce sia sui malati e loro familiari che sul personale.

Il principale compito è quello di aiutare il malato o l’anziano fragile, nel pieno rispetto della sua visione della vita, a utilizzare le risorse spirituali e religiose per fare fronte positivamente alla malattia, alla disabilità o alla vecchiaia, sino a vedere in esse un’occasione di crescita umana e spirituale e di apostolato; tradurre lo stare insieme al malato anche con gesti concreti di aiuto (compere varie, disbrigo della corrispondenza, accompagnamento a visite mediche…); sostenere i familiari dei malati, aiutandoli a superare gli inevitabili momenti di scoraggiamento e di stanchezza; collaborare all’animazione e al coordinamento della pastorale della salute nella parrocchia e nelle Istituzioni sanitarie e socio-sanitarie, valorizzando le occasioni offerte dalle ricorrenze dell’anno liturgico (Avvento e Quaresima) e dai tempi dedicati all’attenzione degli infermi, come ad esempio la Giornata  Mondiale del Malato.

Chi sono i ministri della consolazione?

Sono laici – uomini e donne – che dimostrano di possedere il carisma della cura e dell’accompagnamento umano e spirituale dei sofferenti.

Quale servizio svolgono?

Coadiuvare il parroco nell’accompagnamento dei malati della parrocchia e delle Istituzioni sanitarie e socio-sanitarie.

Visitare i malati nei diversi contesti dove essi si trovano, valorizzando la presenza come segno della vicinanza di Dio e della comunità a chi è nella sofferenza, tenendo presente che ognuno dei luoghi che ospitano gli ammalati è guidato da un insieme di valori che influisce sia sui malati e loro familiari che sul personale.

Aiutare il malato o l’anziano fragile, nel pieno rispetto della sua visione della vita, a utilizzare le risorse spirituali e religiose per fare fronte positivamente alla malattia, alla disabilità o alla vecchiaia, sino a vedere in esse un’occasione di crescita umana e spirituale e di apostolato.

Tradurre lo stare insieme al malato anche con gesti concreti di aiuto (compere varie, disbrigo della corrispondenza, accompagnamento a visite mediche…).

Sostenere i familiari dei malati, aiutandoli a superare gli inevitabili momenti di scoraggiamento e di stanchezza.

Collaborare all’animazione e al coordinamento della pastorale della salute nella parrocchia e nelle Istituzioni sanitarie e socio-sanitarie, valorizzando le occasioni offerte dalle ricorrenze dell’anno liturgico (Avvento e Quaresima) e dai tempi dedicati all’attenzione degli infermi, come ad esempio la Giornata  Mondiale del Malato.

Quali sono i requisiti di chi attua un tale servizio?

Data la finalità del ministero, le persone che vi accedono devono rispondere a dei requisiti che garantiscano un esercizio efficace dell’apostolato a cui intendono dedicarsi. Ne indichiamo alcuni:

  • La presenza di motivazioni valide, radicate in valori autenticamente umani e evangelici.
  • La consapevolezza di essere depositari di un carisma, confermato da “coloro che presiedono nella Chiesa”.
  • L’impegno a tradurre l’adesione all’esercizio del ministero in uno stile di vita e cioè la capacità e la volontà di mettersi al servizio di Dio e dei fratelli.
  • La volontà di progredire nel cammino spirituale, sforzandosi, con l’aiuto della grazia, a diventare sempre più conformi a Gesù attingendo alle risorse della Parola di Dio, della preghiera e dei sacramenti.
  • La stabilità di prestazione, da definire in base alle proprie possibilità e da mantenere con costanza.
  • La comunione con i pastori, che lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa di Dio e la volontà di collaborare all’esecuzione del piano pastorale progettato.

La formazione

Ovviamente per un tale servizio non ci si improvvisa, è richiesta una formazione di base che dovrà essere poi continuamente nutrita; vi sono contenuti da apprendere e di modi di essere da rendere propri attraverso un processo progressivo di crescita e di abilità necessarie alla pratica di questo apostolato.

L’Uff. propone una decina di incontri condotti da persone preparate e competenti.

  • Dolore, sofferenza e malattia in un’ottica cristiana.
  • La malattia cambia la vita del malato e della famiglia: aspetti psicologici.
  • Stare accanto al malato anziano: carità ed empatia.
  • L’accompagnamento spirituale.
  • Relazionarsi con il corpo.
  • Il dialogo nelle fasi terminali della vita.
  • Accogliere per essere accolti; conoscere e condividere il “mondo” della persona con disturbi comportamentali legati al morbo di Alzheimer.
  • La persona affetta da demenza e vicinanza alla famiglia.
  • Consolare nel lutto.
  • Derive culturali sul concetto di vita umana nel periodo del dolore (Cineforum).